I Racconti dello zio Tom

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Zapruder
view post Posted on 26/12/2019, 00:50 by: Zapruder




Sono sconcertato dalla scheda presente nel sito (in cui non si fa minimamente accenno alla componente razziale, definendo "un capolavoro" questa banale storiella di formazione...) e soprattutto dall'interpretazione data dall'utente Shirleyno. Non vedere niente di razzista può essere giustificato esclusivamente per manifesta ignoranza o incapacità nel contestualizzare i contenuti. Fin dall'uscita del 1946 il film è stato osteggiato e ritenuto quantomeno controverso; negli States è sempre stato bollato come un Disney minore e "scomodo", l'ultima diffusione risale al 1986 in occasione del quarantenario e per questo motivo non ha goduto della popolarità europea data da passaggi televisivi ed edizioni home video. Perfino lo stesso Walt Disney ha cercato in tutti i modi di rimuovere la componente razziale dalla memoria collettiva, riconducendo le relative attrazioni ai soli personaggi animati. I problemi? Solo un cieco potrebbe non vederli:

- l'ambigua omissione dello stato sociale che regola i rapporti fra bianchi e neri (il periodo storico non è specificato ma è plausibile che si tratti dell'era della Ricostruzione - tant'è che Tom decide volontariamente di lasciare la piantagione - ma nonostante questo sussiste un'implicita superiorità dei bianchi ricchi che trattano i lavoratori neri secondo un ideale bonario, se non si tratta di schiavi.. cosa sono? umili servitori felici di vivere in povertà alle dipendenze dei loro precedenti proprietari? maddai...)
- l'uso di dialetti e modi di dire razzisti (googlate "magical negro", ma basti pensare anche alla sequenza animata in cui la volpe crea un manichino di catrame e il coniglio lo definisce tar-baby[/URL])

E' un film ovviamente (purtroppo) figlio dei suoi tempi ma non lo si può certo giustificare per questo o per le innovazioni tecniche, lo stesso motivo per cui un titolo fondamentale per il linguaggio cinematografico come "Nascita di una nazione" è un'operazione bieca e subdola che merita la condanna unanime e un documentario innovativo come "Olympia" resta pessimo cinema di propaganda. Non sono sicuro che la rimozione dalla memoria storica sia una valida soluzione (l'esclusione dal catalogo Disney+ sancisce la definitiva forma di autocensura che di fatto lo relega al dimenticatoio) ma solo sette anni fa la scheda e Shirleyno hanno testimoniato come a distanza di decenni non sussista una maturità tale da capire e comprendere le criticità di un film tematicamente arretrato come Song of the South. Quindi forse è meglio così; un contenuto smette di essere pericolosamente sbagliato nel momento in cui lo si disinnesca, certo non quando ne viene fatta celebrazione demente.
 
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19 replies since 13/3/2012, 18:56   1012 views
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